Cosa sono i Torii?
Pensando all’architettura giapponese, una delle immagini che ci torna più facilmente alla mente, è quella dei torii.
Con questo termine si indicano i portali d’accesso, realizzati in legno o pietra, spesso colorati di rosso vivo, posti presso l’entrata dei templi shintoisti e delle aree sacre. La combinazione più frequente di queste strutture architettoniche sono i gruppi di tre, ma è possibile trovarne anche molti di più nello stesso santuario, sino a diverse centinaia.
Si tratta di un elemento immancabile perché il passaggio al di sotto di un torii è visto come una forma di purificazione, che fa da prologo alle abluzioni rituali che si compiono nei pressi dei santuari.
I torii sono strettamente collegati alla fortuna, e per chi ha avuto dei buoni affari viene considerato di buon augurio donarne uno agli Dei.
Particolarmente famoso è il torii santuario sull’isola sacra di Itsukushima. Sia il santuario, che il torii stesso sono costruiti sull’acqua, perché sino a qualche secolo fa si trattava di un luogo del tutto inaccessibile. Con la bassa marea, è possibile attraversare a piedi il portale, ma quando l’acqua sala, è accessibile solo adoperando un’imbarcazione. Il torii è illuminato di notte, e i pellegrini spesso lasciano delle monete nelle fessure dei pilastri esprimendo un desiderio.
Origini e Leggende
C’è chi ricollega l’etimologia di questo termine a tori, uccello, unito ad i, stare. Oppure l’origine del nome potrebbe essere legata ai torana Indiani, che sono strutture simili ai torii, per quanto diverse nello stile.
Secondo certe storie giapponesi, in origine i torii erano delle uccelliere, dedicate in particolar modo ai galli sacri dalla coda lunga, ma con il tempo questa funzione cadde in disuso.
E’ molto suggestiva inoltre la leggenda giapponese di Amaterasu. Sembra infatti che un giorno la dea del Sole si fosse nascosta dentro una caverna per sfuggire al fratello. Spaventati dall’improvvisa eclissi di sole, gli uomini prepararono un grosso trespolo di legno, dove misero tutti quanti i galli della città. Fu il canto dei volatili a spingere Amaterasu, curiosa, a sbirciare fuori dalla caverna, e quel trespolo venne poi celebrato come primo torii.