Le bambole Kokeshi
Finora abbiamo legato il concetto di arredamento giapponese ad una filosofia come quella Zen, prettamente minimal. A questo punto è bene specificare che l’arredo japanese non è necessariamente privo di decorazioni e di suppellettili fini a loro stesse. Basti pensare alle bambole Kokeshi, che fanno parte di una tradizione piuttosto antica, risalente al 1600. Si tratta di statuette raffiguranti donne e figure mitologiche. Fra queste ultime troviamo il Tanuki, un cane-procione tipico del folklore giapponese. Queste statue seguono comunque i dettami del minimalismo: non hanno arti, e vengono spesso realizzate con un corpo tubolare e una testa tonda.
Le decorazioni sono semplicistiche: i lineamenti del viso sono appena accennati, così come il disegno dei capelli. La parte più fantasiosa viene rappresentata dalle decorazioni del kimono. Le bambole tradizionali vengono dette “dento kokeshi”, e si pensa che in origine venissero usate per i massaggi. Dunque, a loro modo, rispettano i dettami dell’essenzialità tipica dell’arredo giapponese. Cosa c’entrano queste bambole con lo stile ultra kitsch? Qui bisogna passare alla versione moderna delle statuette giapponesi, note come “shingata kokeshi”. Queste ultime sono nate dopo la Seconda Guerra Mondiale, e vanno a rompere qualsiasi tradizione. Nello specifico, sono bambole molto creative, prettamente kitsch e dunque considerate da qualcuno “brutte” o “pacchiane”.
Sebbene l’interior design giapponese non preveda alcuna declinazione kitsch, gli amanti di questo stile hanno impiegato poco tempo per crearne una versione “esagerata”. Si parla, appunto, dell’ultra kitsch: uno stile d’arredo votato alle esagerazioni, ai colori forti e brillanti, all’anti-minimal e all’eccentricità. Qui i complementi d’arredo diventano pura decorazione priva di utilità. Le bambole shingata kokeshi, insieme alle statuine di Kaiju (mostri) in vetro, diventano ottimi elementi per dare una versione giapponese del kitsch. Anche le tipiche stampe made in Japan di donne, dallo stile manga, diventano elementi preziosi per questo stile.
Il Giappone incontra la Scandinavia: lo stile Japandi
L’arredo giapponese condivide un elemento specifico con lo stile nordico o scandinavo: si tratta del già citato minimal, vivissimo in entrambi. Quando i due si fondono, nel nome del minimalismo, nasce lo stile Japandi. È uno dei trend di interior design più recenti e più interessanti, perché mescola due mondi geograficamente lontani, ma filosoficamente simili. Anche lo stile scandinavo, difatti, ama la semplicità estrema e l’amore per la natura, insieme ad un approccio calmo alla vita.
Il Japandi prende il tocco moderno del design nordico e lo combina con l’eleganza senza tempo dell’arredamento giapponese. Il tutto rispettando una regola: gli spazi devono essere in chiave minimal, dunque devono prevedere complementi d’arredo funzionali. Lo stile Japandi, però, cambia una carta in tavola. Nello specifico, abbassa il tono caloroso dell’interior design giapponese e lo rende più freddo, quasi asettico. Ciò avviene grazie ai colori, votati al contrasto, come il blu e il grigio tempesta. Di contro, lo stile Japandi mantiene alcune delle componenti chiave dell’interior giapponese. Basti pensare ai tavoli e ai divani bassi, ai materiali quali il legno e la paglia, alle lampade di carta e alla presenza di piante e bonsai. Anche le suppellettili in bambù trovano il loro spazio.
Wabi Sabi: l’estetica giapponese dell’imperfezione
C’è un altro elemento che appartiene all’arredo tipicamente giapponese. Si tratta della perfezione nell’imperfezione. È un’estetica nota come “Wabi Sabi”. In pratica, la cultura del Wabi Sabi ci insegna questo: l’imperfezione delle cose è autenticità, in quanto dona loro un aspetto ed un’essenza unici e irripetibili. È una logica che porta ad un forte richiamo al vintage. Fra le componenti volute dal Wabi Sabi troviamo, ad esempio, gli sgabelli realizzati in legno grezzo. Anche i tavoli in pietra diventano un elemento molto adatto ad uno stile Wabi Sabi.
Ciò che colpisce di questo stile è l’irregolarità delle linee dei complementi d’arredo. Questi prendono forme strane, arcuate, per volere di madre natura. Da qui la differenza con lo stile Shabby Chic, dove l’imperfezione è artificiale, quindi creata dalle mani dell’uomo. Un esempio chiaro di ciò sono i piatti e le ciotole, la cui imprecisione li rende unici nel loro genere. Inoltre, il Wabi Sabi sconfina anche nella filosofia del riuso. Basti pensare ai pallet di legno utilizzati come tavoli o comodini. Il tutto, però, non deve mai uscire dal concetto di semplicità e di frugalità.
L’arredamento giapponese oggi: hi-tech e IoT
L’arredo giapponese di oggi è un mondo liquido, votato alle contaminazioni culturali e ai cambiamenti. È un universo in continua espansione, che non manca di accogliere novità quali il Japandi. I suoi tratti distintivi non si perdono, ma vengono sfumati. Quasi confusi, quando ad esempio si uniscono componenti classiche come i tatami alle modernissime lampade con pannelli OLED. Se si parla di arredamento giapponese moderno, infatti, si trova una componente tecnologica molto forte. Quasi surreale, considerando la natura molto antica della filosofia Zen.
Da questo punto di vista, non potremmo non far riferimento alla rivoluzione dell’IoT (Internet of Things). Una filosofia che vede la tecnologia piegarsi alla comodità delle case di oggi e di domani. Qui si inseriscono componenti ultra-moderne come i pannelli touch screen, che in apparenza sembrano delle semplici tavole di legno. Vere e proprie interfacce intelligenti che comunicano con chi le usa, dando informazioni quali ad esempio il meteo. Era giusto concludere questo nostro viaggio nell’arredamento giapponese con questo accenno: se da un lato le tradizioni del japanese interior resistono, dall’altro è inevitabile assistere ad una loro traduzione in chiave moderna.