Il nostro sito è dedicato all’arredamento giapponese, ma è doveroso introdurre alcuni concetti della cultura nipponica. Attraverseremo quindi, con un breve articolo, la storia di questo paese per comprendere meglio alcune scelte dello stile di vita odierno, senza tralasciare il passato.
Le Origini e l’isolamento
Storicamente, il Giappone è rimasto isolato per tantissimi secoli. Le prime popolazioni dell’isola, i Jomon, vivevano grazie al clima molto favorevole per caccia, pesca, raccolta della frutta. Furono capaci anche di inventare la ceramica pur non conoscendo l’agricoltura.
Solo dopo il 200 d.C. si può parlare di una vera e propria cultura in Giappone. In questo periodo vengono importate dalla Cina la scrittura, la filosofia e le leggi.
Intorno al 700 d. C. nasce il primo governo feudale. A capo della struttura sociale c’erano l’Imperatore e i nobili di corte, chiamati Kuge. I Kuge erano specializzati per tradizione nelle arti: musica, calligrafia, architettura. L’aristocrazia feudale invece era composta dai Daimyo, e tra i Daimyo più influenti veniva spesso scelto lo Shogun, ovvero il comandante dell’esercito.
Il tessuto sociale si dispiegava poi in quattro differenti caste: contadini, artigiani, mercanti e samurai. I samurai erano gli unici che potessero portare con sé delle armi e uccidere chi ritenevano potesse averli offesi. All’ultimo gradino troviamo infine gli Eta, i fuoricasta.
Già da questa breve introduzione si inizia a intuire perché la terra del Sol Levante sia tutt’oggi molto formale. Il Giappone è sempre stata attento a ruoli e tradizioni, rispettando in maniera ossessiva e maniacale il potere e tutto ciò che ne deriva.
La vita nelle comunità rurali era incentrata sulla produzione del riso. Il capo villaggio aveva il comando su tutti gli altri, e divideva equamente il lavoro. E’ possibile trovare ancora oggi dei buraku, i tipici villaggi nipponici, caratterizzati da casette tutte vicine tra loro, e l’immancabile tempio shintoista.
Quando nel 1500 i portoghesi cercarono con la forza di diffondere il cristianesimo, la risposta non fu delle più delicate. I giapponesi reagirono perseguitando i cristiani e mantennero contatti commerciali solo con gli Olandesi.
Apertura all’occidente e politica imperialista
Questo prolungato isolamento ha portato il Giappone a sopravvivere con le proprie materie ma non solo: ha guidato i giapponesi a cercare la perfezione in quel poco che avevano ereditato fino ad allora.
Dobbiamo aspettare la metà del 1800 per vedere dei rinnovati contatti con il resto del mondo, quando le navi del commodoro americano Matthew Perry forzarono l’apertura del Giappone: è la Convenzione di Kanagawa. È in questo momento che l’imperatore si libera dello Shogun e, dopo aver mandato degli emissari in giro per il mondo, dà il via a un periodo di riforme ispirate ad altre culture. In quegli anni, fecero la loro comparsa invenzioni che fino ad allora erano sconosciute, come l’elettricità, le macchine a vapore, le armi da fuoco.
Nel 1817 vengono eliminate formalmente le caste.
Un’altra importante data per il Giappone fu il 1905, quando per la prima volta sconfigge l’impero degli Zar nella guerra russo-giapponese.
Nella Prima guerra mondiale, il Giapponese si schiera contro gli Imperi Centrali per impadronirsi delle colonie tedesche in Cina. Lo stesso atteggiamento aggressivo caratterizza anche i decenni successivi: non a caso nel 1940 gli Usa decidono di piegare il Giappone con un embargo, togliendogli la possibilità di ricevere acciaio, gomma e altre materie prime necessarie per la guerra.
Tale manovra tuttavia inasprì soltanto il conflitto. Nel fatidico 7 dicembre del 1941 l’attacco di Pearl Harbor segna il precipitarsi degli eventi.
Gli USA dichiarano a loro volta guerra al Giappone e il mattino del 6 agosto 1945 sganciano la bomba atomica chiamata Little Boy sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dall’ordigno Fat Man su Nagasaki.
Il Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale
In seguito alla sconfitta subita, il Giappone abbandona l’idea di espandersi e impiega le sue energie nella produzione industriale, diventando rapidamente la seconda economia mondiale.
L’attuale Costituzione prevede la libertà di culto, nel Giappone contemporaneo non c’è più religione di Stato. Questo rappresenta un forte stacco con il passato: sino aella seconda guerra mondiale, la dinastia imperiale proclamava di essere diretta discendente della dea del Sole Amaterasu.
Tra le religioni più importanti spiccano Shintoismo e Buddismo. Lo Shintoismo è spesso interpretato come culto delle tradizioni e non esclude che il fedele pratichi altre religioni. I rapporti sociali e praticamente ogni singolo aspetto della vita vengono regolati da una forte ritualità.
Tra le cerimonie più importanti ricordiamo il capodanno, della durata di cinque giorni, e che prevede vari riti di purificazione. I Giapponesi vanno al tempio sacro con il miglior abito e visitano le tombe dei defunti.
Tra marzo e aprile c’è il festeggiamento dell’Hanami. la “visita dei fiori”: in omaggio alla primavera si beve sakè distesi sotto gli alberi fioriti.
Il Giappone è un paese molto formale e tiene vive le sue tradizioni con orgoglio. La cerimonia del tè, il budō, le arti marziali, la calligrafia, il kimono, sono tutti elementi che si tramandano da secoli e permeano la cultura nipponica.